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Sistema Informativo Territoriale della Provincia di Prato

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PERCORSO: HOME \ PTC: Relazione Generale del Piano

Valutazione Effetti Ambientali

Valutazione Sperimentale Integrata degli Effetti Ambientali del PTC

2. Aspetti pertinenti dello stato attuale provinciale

2.1 Benessere economico, coesione sociale e disagio ambientale nella provincia del distretto tessile (1)

La Provincia di Prato è; una società locale fortemente caratterizzata dalla presenza del distretto industriale tessile. Attorno allo sviluppo dell'industria tessile si è fondata la sua specifica identità locale, con una fitta rete di relazioni economiche, una cultura imprenditoriale diffusa e una forte etica del lavoro, supportata anche da consolidate politiche locali di offerta di servizi pubblici collettivi e di sostegno sociale, una gestione delle risorse naturali e del territorio largamente subordinata alle esigenze di sviluppo industriale e al tempo stesso precocemente consapevole della necessità di mitigarne gli effetti deteriori.
Anche nelle questioni più strettamente ambientali si coglie il nesso con l'originale percorso di sviluppo pratese.

Questa originalità emerge negli anni Cinquanta, come una metamorfosi interna alle tradizionali attività tessili. Nella crisi produttiva del dopoguerra importanti settori artigiani ed operai, ma anche contadini e mezzadri e lavoratori marginali del terziario, colgono una opportunità di promozione sociale sperimentando un modello organizzativo che distinguerà il distretto industriale, basato sull'estensione e integrazione della divisione locale del lavoro fra imprese (in gran parte piccole se non familiari) specializzate di tipo manifatturiero, ma in parte dedite anche a funzioni di intermediazione, coordinamento e commercializzazione.

Questo modello si consolida, produttivamente, socialmente, territorialmente e dal punto di vista istituzionale, negli anni Sessanta e Settanta. Le attività industriali si collocano così al centro di una società locale che a sua volta sostiene - attraverso i valori sociali diffusi, la famiglia, i saperi locali, le reti associative, la politica e le istituzioni locali -, per molti anni con successo, la riproduzione e l'aggiustamento dell'industria tessile. In presenza di condizioni di stabilità della cultura tecnologica e produttiva, anche nei decenni successivi l'integrazione realizzata nel distretto è stata una carta vincente per produzioni agganciate a una domanda crescente di beni di consumo finale sempre più personalizzati.

Anche oggi, Prato si riconferma un forte polo industriale a cui si associa un elevato livello di benessere. Nel 2003, pur proseguendo una contrazione, la Provincia di Prato resta saldamente connotata come polo industriale (con il settore industriale che impiega oltre il 50% degli occupati) e tessile (circa il 40% degli addetti, comprese le confezioni). Allo stesso tempo, nel 2001, la provincia di Prato si colloca tra le prime dieci province italiane per reddito pro capite, con un valore superiore dell'11% alla media regionale e del 23% alla media nazionale. La Provincia resta anche caratterizzata da un tasso di occupazione molto elevato (52,4%) e da un tasso di disoccupazione contenuto entro il 5 - 6%, anche se con marcati squilibri di genere (per le donne il tasso di occupazione è del 41% contro il 64% dei maschi e circa triplo è il tasso di disoccupazione) e generazionali.
Sotto il profilo sociale l'area pratese appare ben dotata, anche nei confronti di una media regionale già apprezzabile. L'assistenza sanitaria mantiene costantemente valori allineati alla media regionale, sia per posti letto, medici generici e pediatri. La disponibilità di strutture per asili nido è stata molto potenziata e attualmente con il 67% delle richieste soddisfatte si colloca ben sopra la media regionale. La criminalità - sia in assoluto che minorile - presenta valori poco superiori alla media regionale, ma ben inferiori alla provincia di Firenze.
Più critica, invece, appare la dotazione sotto il profilo formativo e culturale e della qualificazione professionale, con una minore incidenza di personale laureato rispetto alla media regionale.

La provincia rimane uno dei principali attrattori di immigrazioni (siano esse all'interno del territorio regionale e nazionale, siano invece di provenienza estera) e ciò; la rende anche una delle aree più giovani di tutta la regione.
La capacità di integrazione degli immigrati - che era stata una delle risorse della società pratese - è però oggi messa alla prova dalla densa presenza di comunità straniere (Prato è la provincia toscana con la più alta percentuale di stranieri residenti, oltre il 5%), in particolare dalla estesa comunità cinese. Fino alle sfide poste oggi dalla globalizzazione dei mercati, il modello pratese ha quindi mostrato una apprezzata sostenibilità economica e sociale (sintetizzabile negli elevati livelli di reddito procapite, nell'alto tasso di occupazione e nella buona disponibilità di servizi sociali), al prezzo però di un marcato degrado della qualità di parte delle risorse territoriali e ambientali. Per molti versi, dunque, la vicenda pratese rappresenta un caso da manuale di conflitto tra le diverse dimensioni della sostenibilità.

2.2. Gli stracci sugli alberi: lo sfruttamento delle risorse e l'impatto sul territorio del modello industriale e urbano pratese

"si arrivò all'alba e ci trovammo dinanzi a un'immagine strepitosa: i campi erano tutti colorati di rosso, di verde … e dagli alberi ciondolavano fili di stoffa: erano i rimasugli del filato. Invece di buttarli venivano usati come concime. Ma io credevo che a Prato la stoffa crescesse dalla terra, che si potesse piantare una camicia, o seminare una giacca, che ci fossero alberi da pantaloni, piante di vestiti" Intervista a Roberto Benigni , in M. Melani, Polvere di stelle in Prato, Prato 1993
La storia ambientale e territoriale di Prato non può essere compresa fuori da questo peculiare contesto economico e sociale. Le domande dell'impresa e le esigenze dello sviluppo industriale hanno conformato la struttura degli insediamenti urbani e governato gli usi del suolo e delle risorse.
Le possibilità di sfruttamento delle risorse naturali e ambientali - in primo luogo delle risorse idriche, risorsa fondamentale per l'industria tessile - e di esternalizzazione dei costi ambientali sono state una delle condizioni dello sviluppo. Come effetto dei processi economici e sociali innescati dall'industrializzazione pratese, mentre l'area settentrionale (la Val di Bisenzio) e più limitatamente l'area meridionale (il Montalbano) hanno mantenuto o persino accentuato la loro caratteristica di territorio aperto destinato principalmente ad usi agroforestali, il territorio della Piana è stato progressivamente saturato con un continuum diffuso e "spontaneo" di residenze e attività produttive che ha trovato una prima forma di regolazione solo con la costituzione dei due macrolotti industriali.
La Val di Bisenzio ha conservato largamente la struttura insediativa tradizionale - con gli insediamenti di crinale nell'alta valle, gli insediamenti vallivi di Cantagallo, Vaiano e Vernio il sistema poderale della media e bassa valle e il sistema a pettine di mezzacosta nella riva sinistra del Bisenzio - e mantenuta una dominante caratterizzazione di area boscata (83% del territorio a bosco o ambienti seminaturali) e agricola (oltre il 10%).
Analogamente le colline del Montalbano hanno conservato gli elementi peculiari di ambienti agricoli di pregio, pur con una urbanizzazione, per certi versi impetuosa, che ha però interessato essenzialmente l'asse della Via Pistoiese e in particolare il comune di Poggio a Caiano.
Il mantenimento di questo importante patrimonio naturale e agrario, che rappresenta anche un potenziale di riqualificazione ambientale, si è associata anche al mantenimento - o meglio ad un recente recupero - di un ambiente rurale vivo.

Sia la Val di Bisenzio che il Montalbano non hanno conosciuto un drammatico spopolamento: nel 2001 la Val di Bisenzio ha sostanzialmente gli abitanti del 1951 (anche se con una crescita di Vaiano e un declino di Cantagallo e Vernio, avvenuto principalmente nel periodo 1950-1970) e l'area del Montalbano è cresciuta del 70%. Nell'ultimo decennio si assiste anzi ovunque ad un recupero degli insediamenti, ad una "ri-territorializzazione" che è anche in parte un ritorno ad attività produttive locali.
Ben diversa l'evoluzione della piana. Le grandi fabbriche costruite fra Ottocento e inizio Novecento, che utilizzavano la disponibilità delle acque superficiali del fiume e delle gore, si erano disposte lungo la Valle del Bisenzio, scendendo gradualmente verso la piana in prossimità della ferrovia. Nel secondo dopoguerra l'espansione dell'urbanizzato - sia produttivo che residenziale - si è esteso verso la pianura e le imprese si sono dislocate nell'area della conoide, ricca di acque sotterranee. Fabbriche e insediamenti residenziali e commerciali, oltre a completare la saturazione attorno al centro storico, hanno progressivamente compattato l'area della pianura, determinato la formazione di un ampio agglomerato in direzione di Montemurlo e sostanzialmente saturato gli spazi liberi della valle del Bisenzio, risalendo anche verso la pendice occidentale della valle.
Tra il 1951 e il 2001 la popolazione nei comuni della piana passa da 80.000 a 190.000 abitanti, raggiungendo una densità demografica tra le più alte della Toscana: 1500 ab/kmq (rispetto ai 90 ab/kmq della Val di Bisenzio) Ancora nell'ultimo ventennio (più esattamente tra il 1979 e il 2000) il processo di urbanizzazione e infrastrutturazione del territorio è risultato molto intenso e aggressivo, con la realizzazione del 33% degli edifici e del 29% del rete viaria (che in parte però ha ripercorso la rete delle strade poderali).

Lo sviluppo economico dell'area è stato sostenuto anche da un intenso sfruttamento delle risorse ambientali e territoriali. Il consumo di territorio, il depauperamento e il degrado delle risorse idriche, l'elevata quantità di rifiuti e l'inquinamento atmosferico ne sono stati i tratti più caratteristici.
Riflettendo la specificità del suo percorso di sviluppo, la Provincia di Prato è una delle poche aree - non solo in Toscana, ma anche a livello nazionale - nelle quali il settore industriale mantiene ancora un dominante impatto sia in termini di consumo delle risorse che di rilasci nell'ambiente. Alle attività industriali sono attribuibili poco meno del 50% dei consumi energetici, oltre il 40% dei consumi idrici e oltre il 70% degli scarichi idrici (in termini di carico organico potenziale), più del 40% dei rifiuti, almeno il 20% dell'artificializzazione dei suoli, tra il 20% e il 30% delle emissioni atmosferiche più sensibili. Senza considerare, inoltre, che alcuni di questi impatti - in particolare l'effetto sull'artificializzazione del suolo e sulla produzione dei rifiuti - sono sicuramente sottostimati a causa della commistione tra attività industriali e residenziali.

Pur rilevante, l'industria non è ovviamente l'unico fattore di pressione ambientale. I consumi energetici (nel 2002 pari a 481.465 tep di energia finale) hanno mostrato una crescita di circa il 33 % rispetto al 1992 (più del doppio rispetto all'andamento nazionale), dovuto a un incremento dei consumi in tutti i settori di attività e in tutti i vettori energetici.
Il settore industriale (che vale il 47% dei consumi energetici) ha conosciuto una crescita del 26% (con un brusco declino nel 2002), mentre il settore residenziale e quello dei trasporti hanno avuto un incremento dei consumi del 39%. Complessivamente, l'intensità energetica del sistema pratese - cioè il rapporto tra consumi energetici e ricchezza generata - è in questi anni cresciuta, passando dai 102,5 tep/milione di € del 1995 ai 105 tep/milione di € del 2001.
Conseguentemente sono cresciute del 22% (rispetto al 1992) anche le emissioni di CO2 equivalente dovute al consumo di energia della Provincia di Prato. Le emissioni della Provincia di Prato possono essere valutate come superiori di circa il 50% rispetto ai teorici obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti secondo il Protocollo di Kyoto.

I fabbisogni di mobilità, sia per lo spostamento di persone che di merci, generano circa 1 milione di movimenti giornalieri sul territorio provinciale. Alcuni indicatori - come quello del traffico autostradale - segnalano una crescita intensa della mobilità, in parte significativa legate a scambi interni all'area metropolitana: il trasporto merci aumenta del 28% nel periodo 1998 - 2002, mentre il trasporto passeggeri (che vale circa l'80% del traffico) cresce di un ulteriore 8% tra il 1998 e il 2002.
Complessivamente il sistema della mobilità è dominato dal mezzo privato: il 74% del totale degli spostamenti sistematici , il 90% di tutti gli spostamenti motorizzati, il 98% di tutta la movimentazione di merci.
In ambito urbano, però, si registra una inversione di tendenza. Dopo una fase di stagnazione se non di declino, il trasporto pubblico recupera nel periodo 1999-2002: + 48% i passeggeri trasportati sulle linee urbane, + 14% considerando il complesso urbano ed extraurbano

Questi molteplici fattori di pressione hanno determinato importanti impatti sulle risorse e sulla qualità ambientale dell'area.
Il segno più evidente è l'intensa artificializzazione del territorio, da aree edificate e da infrastrutture di trasporto. Nella piana i territori artificializzati superano il 32% della superficie e nel comune di Prato raggiungono il 40%, nel Montalbano sono pari al 15% del territorio e in Val di Bisenzio al 6%. Complessivamente, su scala provinciale, le aree artificializzate sono pari al 18%. Per avere un termine di paragone si consideri che nella provincia di Firenze l'area artificializzata è meno del 5%, nell'area fiorentina raggiunge il 10% del territorio e nel comune di Firenze (che ha una densità demografica più che doppia rispetto al comune di Prato) è pari al 46%.

La diffusa impermeabilizzazione dei suoli, la concentrazione dell'urbanizzato nella piana e - soprattutto - le attività industriali hanno esercitato una forte pressione sulle risorse idriche. L'alterazione del sistema idrico - superficiale e sotterraneo - è l'altro effetto di grande portata dello sviluppo industriale pratese.
Le pur ricche risorse idriche sotterranee della piana sono state ampiamente sfruttate. I prelievi industriali dalla falda sono oggi pari ad almeno 14 -17 milioni di mc (ma è ragionevole ritenere che siano significativamente maggiori), una quantità superiore ai prelievi idropotabili. Nonostante che in anni recenti i prelievi si siano probabilmente stabilizzati, lo sfruttamento avvenuto ha determinato una forte depressione della falda, scesa di circa 30 metri in un trentennio.
Lo stato ambientale dell'acquifero della falda pratese di pianura risulta scadente (classe 2-C), oltre che per la pressione quantitativa, anche per la presenza in diversi pozzi e sorgenti di situazioni di inquinamento chimico da nitrati e, soprattutto, da composti alifatici alogenati, da tetracloroetilene e da cloruro di vinile, riconducibili alle attività industriali che gravitano nell'area.
Lo sviluppo industriale e urbano ha alterato anche il reticolo idrico superficiale e la presenza di un diffuso sistema di aree umide.
La pressione dovuta all'industria tessile agisce inoltre anche sullo stato dei due affluenti di destra dell'Arno, il Bisenzio e l'Ombrone Pistoiese che attraversano le province di Prato e Pistoia prima di confluire nell'Arno.
Per quanto riguarda il Bisenzio, sulle cui rive si è storicamente insediata l'industria tessile, si osserva un costante peggioramento proseguendo verso valle. Il peggioramento si registra sia per gli indicatori chimico-fisici che per quelli biologici. Analogamente per l'Ombrone Pistoiese, che già peggiora vistosamente nell'area pistoiese, gli scarichi ricevuti in area pratese (in particolare quelli provenienti dagli impianti di depurazione di Baciacavallo e di Calice) ne determinano un ulteriore drammatico scadimento qualitativo all'ingresso in Arno. La situazione di sofferenza di questi due corsi d'acqua è rimasta sostanzialmente inalterata negli ultimi anni, nonostante i pur alti livelli di depurazione - sia urbana che industriale - raggiunti nell'area. La portata e la qualità degli scarichi ricevuti eccede infatti largamente la capacità di carico di questi due corsi d'acqua, tanto che l'Ombrone Pistoiese presenta le concentrazioni di COD o di tensioattivi tipiche dello scarico finale di un depuratore piuttosto che quelle di un fiume.

Altro fenomeno peculiare della Provincia di Prato è l'elevata produzione procapite di rifiuti. Con una produzione procapite annua di 772 kg/abitante la Provincia di Prato risulta l'area con la maggiore generazione relativa di rifiuti della Regione Toscana e una tra le più alte d'Italia. Sia l'elevata quantità di rifiuti urbani che l'eccezionale tasso di crescita registrato negli ultimi anni (+45% tra il 2003 e il 1997, anche se la tendenza recente è decrescente) sono però in larga misura dipendenti dalla presenza di rifiuti industriali e terziari all'interno del circuito dei rifiuti urbani. La gestione dei rifiuti costituisce un chiaro esempio di quella esternalizzazione (e di trasferimento sul sistema pubblico) dei costi ambientali che ha rappresentato uno degli aspetti fondanti del modello locale di sviluppo. L'intreccio tra flussi di rifiuti urbani e industriali, in parte quasi inevitabile prodotto della commistione di funzioni nel tessuto urbano, ha consentito di conseguire una semplificazione (e probabilmente anche una riduzione dei costi) della gestione dei rifiuti industriali, caricando sul sistema pubblico il compito di assicurare certezza di smaltimento - anche in contesti critici di assenza di impianti, come nella fase attuale - sia ai rifiuti urbani che a quelli industriali.

Anche sotto il profilo dell'inquinamento atmosferico la Provincia di Prato - e in particolare i comuni di Prato, Montemurlo e Poggio a Caiano - presenta una marcata criticità. Il comune di Prato, in particolare, è l'unico comune toscano, assieme a Firenze e Livorno, classificato dalla Regione Toscana (2004) in area di risanamento sotto tutti i parametri di inquinamento atmosferico. L'87% della popolazione provinciale è esposta a rischio di inquinamento per gli ossidi di azoto (contro una media regionale del 35%) e il 76% è esposta per il PM10 (contro una media regionale del 39%) e per il benzene (contro una media regionale del 21%).
Nel periodo 1996 - 2003 non emerge una significativa riduzione delle concentrazioni di ossidi di azoto, che in alcune stazioni risulta addirittura in crescita, soprattutto nei valori di punta, nè per le concentrazioni di ozono troposferico, nè per le polveri sottili - le cui concentrazioni, influenzate dalle condizioni meteoclimatiche, non rilevano segni univoci e appaiono relativamente costanti.
L'andamento delle emissioni nell'area è largamente dipendente dall'intensità e dalla qualità della mobilità. Per tutti i macro-inquinanti, i trasporti stradali sono la principale fonte di emissione in provincia di Prato: il 95% delle emissioni di monossido di carbonio, il 79% delle emissioni di ossidi di azoto, il 62% delle emissioni di particolato, il 56% delle emissioni di composti organici volatili, il 46% delle emissioni di ossidi di zolfo.

A questi notevoli impatti ha però fatto riscontro una precoce consapevolezza e l'attivazione di misure di mitigazione, depurazione, salvaguardia.
L'area pratese è stata tra le prime in Toscana e in Italia a dotarsi di un moderno sistema consortile di depurazione delle acque e con l'entrata in esercizio degli ultimi due depuratori (Cantagallo e Carmignano) è completata la depurazione di tutti i reflui industriali e della quasi totalità dei reflui domestici ad eccezione di piccoli agglomerati sparsi e case isolate, con una capacità totale di oltre 1 milione di abitanti equivalenti, per circa il 70% dedicati al trattamento dei reflui industriali. L'avvio del riciclo delle acque di depurazione per uso industriale costituisce una innovativa misura per il risparmio idrico. Anche nel settore dei rifiuti Prato ha avviato, anche con sperimentazioni pionieristiche, un efficace sistema di raccolta differenziata - pur se ancora limitato nel recupero della frazione organica e verde.
Nel settore dei trasporti è da segnalare il recente sviluppo impresso al trasporto pubblico con le nuove linee urbane ad alta mobilità e la dotazione di una significativa rete di piste ciclabili.

2.3. Le risorse inespresse: il patrimonio ambientale e paesistico

L'immagine industriale della Provincia di Prato ha oscurato la percezione della sua realtà di grande area naturale e agricola.
Le aree agricole, forestali e gli ambienti seminaturali della Provincia di Prato coprono una superficie totale di circa 30.000 ha, che rappresentano l'82% dell'intera superficie provinciale. Non foss'altro che per le loro dimensioni, le aree agricole e naturali hanno una importanza non trascurabile nel contesto provinciale.
Di tale superficie, dai dati dell'ultimo censimento dell'agricoltura 2000, emerge una presenza di ca. 10.100 di superficie agricola utilizzata - sostanzialmente tripartita tra seminativi (38%), colture legnose (30% ) e pascoli (32%) - e di ca. 10.400 ha di superficie boscata. Mentre la superficie boscata ha proseguito, sia pure a tassi ridotti, la sua contrazione (- 6% sul 1990, - 21% sul 1982), la superficie agricola utilizzata dopo una forte contrazione nel corso degli anni '80 ha mostrato una significativa ripresa nel corso degli anni '90 (nel 2000 era +10% rispetto al 1990, anche se ancora -12% rispetto al 1982).
Nell'ultimo decennio il recupero della superficie agricola utilizzata è avvenuto in primo luogo per una crescita sostenuta dei pascoli e dei prati permanenti (+84% secondo i dati censuari) e per un incremento della coltura dell'olivo (+21%), mentre si sono ridotte la viticoltura fuori dalle zone "doc" e "docg" e in genere i seminativi (-15%), la cui riduzione nella piana determina una riduzione del supporto alla biodiversità. Nella provincia pratese, le attività agricolo-forestale possono oggi assolvere ad una preziosa funzione di tutela ambientale.
La permanenza del sistema poderale, ad esempio, permette di conservare al meglio tutte quelle sistemazioni agrarie che sono fondamentali per la tutela dei caratteri morfologici e degli assetti idrogeologici e permette, inoltre, di salvaguardare il paesaggio collinare e la rete di piccoli borghi storici. Nell'alta e media valle del Bisenzio la gestione forestale a scopi produttivi o il rilancio di attività di allevamenti qualificati garantiscono un presidio territoriale fondamentale anche al fine di prevenire fenomeni di dissesto idrogeologico. Il 73% del territorio provinciale è infatti interessato da pericolosità da frana, anche se solo il 5% rientra tra le aree a pericolosità elevata e molto elevata, che interessano soprattutto i comuni di Cantagallo, Vaiano e Vernio.
Circa il 27% del territorio provinciale è invece interessato da pericolosità idraulica, con poco meno dell'8% classificabile come aree a pericolosità elevata e molto elevata, che ricadono principalmente nei comuni di Prato, Carmignano, Montemurlo e Poggio a Caiano. Circa il 13% degli edifici si trova nelle aree a maggiore pericolosità.

La Provincia di Prato presenta una rimarchevole diversità naturalistica e paesistica. L'analisi condotta attraverso gli ecomosaici nell'ambito degli studi per il PTC ha evidenziato un elevato livello qualitativo di naturalità e biodiversità per quanto attiene gli ecosistemi che interessano i rilievi dell'alta e media valle del Bisenzio, un importante ruolo ecologico - anche come ecosistemi filtro - delle aree vallive e dei rilievi della Calvana, del Monteferrato e della valle dell'Agna, una buona qualità dei rilievi collinari del Montalbano nonostante la forte antropizzazione legata all'agricoltura. Più critica, comprensibilmente, è la situazione delle aree naturali e agricole della Piana - che rivestono comunque un ruolo strategico per il mantenimento della connessione ecologica fra la parte montana del territorio provinciale e le colline meridionali.
Oggi il territorio della Provincia di Prato è fornito di forti misure di tutela. La superficie sottoposta a vincolo paesaggistico in Provincia di Prato è di 24.016 ha, pari al 65% del territorio. I Comuni con le maggiori superfici interessate da vincolo paesaggistico sono Carmignano e Vernio (rispettivamente 76% e 79% del territorio vincolato). In Provincia di Prato il sistema delle aree protette è costituito da una Riserva Provinciale (Acquerino Cantagallo), tre Aree naturali protette di interesse locale (Monteferrato, La Calvana, Alto Carigiola e Monte delle Scalette). Da segnalare anche la presenza di due siti di importanza comunitaria e regionale (Monteferrato e Monte Javello, La Calvana) facenti parte della Rete ecologica europea "Natura 2000".
La superficie interessata dal sistema delle aree protette è di circa 10.000 ha, che costituiscono il 28% della superficie territoriale, con una incidenza tripla rispetto alla media della Regione Toscana, (9,2%). Il 10% del territorio (3.750 ha) è inoltre interessato dalla presenza di siti di importanza comunitaria e regionale (SIC e SIR). Al patrimonio naturalistico e paesaggistico si associa anche un importante patrimonio storico e artistico. Nell'ambito del quadro conoscitivo del PTC la Provincia di Prato ha censito 1.509 edifici e manufatti di valore, che si aggiungono ai centri antichi, e alla viabilità storica nell'ambito dei "documenti materiali della cultura". Oltre la metà è costituita da edifici extra-urbani (case coloniche, fattorie, torri, case-torri, ville), un ulteriore 18% da strutture paleoindustriali e produttive (fabbriche e luoghi della produzione, mulini..).

2.4. Lo sviluppo locale sostenibile

La globalizzazione dei mercati e l'emergere di nuovi competitori pongono difficili sfide all'industria tessile pratese e, più in generale, all'economia e alla società locale. Oggi il sistema industriale ed economico locale mostra reali segni di sofferenza, anche se in parte congiunturali ed enfatizzati dal ciclo di stagnazione internazionale. Ma oltre che dall'esterno, le sfide nascono anche dall'evoluzione interna del sistema: dalla trasformazione della composizione sociale, dal mutato ruolo della famiglia, dalle aspirazioni delle nuove generazioni, dagli stessi limiti allo sfruttamento delle risorse ambientali e territoriali. Il futuro del distretto tessile è aperto.
Riprendendo le elaborazioni contenute nel Piano generale di sviluppo 2000 - 2004 della Provincia di Prato, si possono immaginare più scenari evolutivi della società pratese, evocati anche nel corso degli incontri dei Forum dell'Agenda 21.
L'industria tessile - e con lei l'area pratese - può continuare a rinnovarsi, accentuare le caratteristiche di internazionalizzazione, incrementare l'uso di servizi sofisticati e lo sviluppo di industrie complementari, mantenendo localmente le capacità manifatturiere e una struttura industriale articolata e specializzata. Ma questa non è l'unica prospettiva. L'industria tessile può anche non conservare, per ragioni esterne ed interne, la capacità di innovazione sufficiente ad evitare un accentuato declino occupazionale e una forte riduzione dell'articolazione imprenditoriale. La delocalizzazione internazionale di molte fasi produttive potrebbe spingere nella direzione di una Prato "centro tessile immateriale". In questo contesto, le risorse esistenti avrebbero la necessità e l'opportunità di trovare un nuovo impiego nello sviluppo sia delle attività a maggior valore aggiunto della filiera tessile, sia di attività industriali e terziari complementari. Pur con il rischio, sul lungo periodo, che l'allontanamento dalla manifattura possa devitalizzare anche le funzioni superiori ad essa comunque collegate.
Infine un terzo scenario è quello del più o meno lento declino del motore tessile - determinato dalla concorrenza internazionale, dai limiti ambientali, dalla conflittualità interna o dalla carenza di professionalità - che, portando Prato fuori mercato come centro ad alta intensità di produzioni manifatturiere, provochi una disgregazione del sistema economico tradizionale e un declino dell'intera vocazione industriale. In questo scenario le prospettive del sistema pratese risiedono nella capacità di valorizzare le risorse finora marginalizzate e le nuove vocazioni commerciali, turistiche, rurali e post-industriali.

L'evoluzione futura dipenderà, oltre che dai fattori esterni, anche dalle scelte dei vari attori pratesi, pubblici e privati. E queste scelte dovranno da un lato rispondere alle esigenze interne, dall'altro essere capaci - in un contesto che cambia - di creare le condizioni per irrobustire il percorso di sviluppo e per frenare un potenziale declino se si manifestassero condizioni avverse.
Anche auspicando il mantenimento di una forte centralità del settore tessile e della manifattura, industriale e artigiana, per la società pratese diventa perciò necessario favorire la diversificazione del tessuto produttivo, radicare nuove competenze legate alle tecnologie dell'informazione e delle conoscenze, valorizzare le potenzialità locali legate all'agricoltura e al turismo, considerare la crescente importanza degli equilibri ambientali, migliorare il coordinamento tra i diversi livelli di governo della società. E' questa la direzione assunta in tutti gli atti di pianificazione e indirizzo dall'Amministrazione Provinciale, dal PGS al Programma Locale di sviluppo sostenibile, al Progetto integrato di sviluppo locale, al Piano territoriale di coordinamento.
Gli indirizzi politici di sviluppo fatti propri dalle istituzioni pratesi - e dalla Provincia in particolare - in questi ultimi anni fanno perno su una opzione di fondo: quella dello sviluppo locale e sostenibile basato sull'idea "della società pratese come sempre più aperta agli scambi con aree vicine e lontane, ma ancora capace di crescere in termini di benessere economico e sociale, sulla base della valorizzazione, riproduzione e sviluppo dei capitali umani, sociali e ambientali locali". Come esplicita l'ultimo Piano Generale di Sviluppo dell'Amministrazione Provinciale di Prato, ciò significa introdurre nelle politiche pubbliche locali "una finalità principe, quella di uno sviluppo locale nell'ottica della sostenibilità, caratterizzata dal rispetto dei limiti della natura e della capacità che essa ha di sopportare un certo livello di uso delle risorse e dalla responsabilità nel loro uso in modo da garantirne la riproducibilità nel futuro".
Il governo dell'evoluzione del sistema pratese e la ricerca di un modello di sviluppo locale sostenibile - sotto i profili economici, sociali, ambientali e istituzionali - si impernia perciò, anche nell'ambito del PTC provinciale, su quattro assi principali: la competitività e la qualità del distretto tessile, la coesione sociale, la riqualificazione ambientale e territoriale, la valorizzazione del patrimonio naturale.

Note

1. Il capitolo 2 è ripreso, quasi integralmente, dal Rapporto Ambientale redatto nell'ambito del processo di Agenda 21 della Provincia di Prato.

 
 

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